Il filo rosso dell’Henné ha unito tanti aspetti a me cari: l’arte, l’India, la sacralità, il femminile, la bellezza…
Non potevo che innamorarmi di questa pratica millenaria della decorazione del corpo. L’arte è stata usata come linguaggio sin dalla preistoria e molte popolazioni tribali hanno usato la pratica della decorazione del corpo, per mandare chiari messaggi: ci si ornava e dipingeva con segni in cui ogni particolare esprimeva qualcosa di profondo e simbolico.
La bellezza, l’arte, la guarigione, venivano veicolate dai pigmenti naturali che si trasformavano in segni e decorazioni sulla pelle, una vera espressione e trasmutazione attraverso il corpo.
In Africa, Medio Oriente, India, il tatuaggio all’henné ha avuto piena fioritura, conosciuto da oltre 7000 anni per le sue proprietà non solo di tingere di rosso, ma anche curative. Per via del suo colore è stato da sempre legato al femminile, al ciclo, alla fertilità. Di madre in figlia si sono tramandati i segreti di questa antica arte. Il Mehndi è un rituale molto importante in ogni rito di passaggio, soprattutto nel matrimonio. La sposa e le donne a lei più vicine si riuniscono in uno spazio tutto al femminile, un rituale vero e proprio, dedicato alla decorazione di mani e piedi, per celebrare l’importante ruolo della donna nel portare nuova vita e bellezza.
L’henné tattoo porta abbondanza, prosperità, connessione con il ruolo sacro della donna. E’ di buon auspicio, protezione.
Molto diverso dal tatuaggio permanente, è naturale, delicato e spirituale, si trasforma nel colore fino a sparire dopo un paio di settimane. Farsi decorare è un’esperienza piacevole e rilassante, cullate dalle sapienti mani dell’artista e dai profumi degli olii essenziali che si sprigionano dalla pasta. E’ un rituale dal ritmo lento ed accorto, ha i suoi tempi, ai quali va dato il giusto rispetto e pazienza. Un piacevole momento per connettersi con il femminile e la sacralità, in ogni momento importante per noi.